La vecchia centrale idroelettrica di Baraggia di Valmaggia è senz’altro un luogo molto accattivante per tutti gli appassionati di urbex, archeologia industriale, o strutture tecnologiche dimenticate.
Non è facilmente individuabile per la presenza di fitta vegetazione, ma comunque è segnalato sulla visione satellitare di google maps (qualcuno già da tempo ha inserito la posizione precisa).
Per arrivare a questo luogo, non potendo attraversare il fiume Sesia da Valmaggia (di norma c’e’ sempre abbastanza acqua da rendere impossibile un guado), l’unica strada percorribile è quella poco dopo il ponte di legno che lega Balangera con Morca.
Appena oltrepassato il ponte, sulla sinistra è presente una scala che raggiunge una vecchia struttura di una diga abbandonata e una casa (denominata “delle barche” dagli abitanti del paese).
La diga era funzionale alla centrale, in quanto convogliava l’acqua della Sesia in un canale, che dopo un percorso lungo qualche chilometro raggiungeva le turbine. Da un gruppo facebook contenente tracce di storia locale, riesco a risalire alla data di richiesta della prima concessione di costruzione di un canale di derivazione e della relativa centrale idroelettrica, ovvero il 1896.
L’utilizzo dell’opera fu concesso fino alla data del 1932.
Attualmente dopo varie piene del fiume è da considerarsi struttura pericolante, per cui non è consigliato salirci (anche perchè ogni oggetto di interesse tecnologico è da tempo assente).
La presa si trova a quota 468 metri sul livello del mare, ed è costruita con muri di pietra a vista e un piccolo bacino iniziale a livello. Vi sono inoltre delle paratoie in ferro ormai in stato di degrado, e da lì parte un canale della lunghezza di oltre 1 km che raggiunge la centrale di Baraggia.
Proseguendo sulla riva destra del fiume, costeggiando la montagna, in caso di “magra” è possibile raggiungere direttamente l’abitato di Baraggia (costituito da poche decine di case) lungo un sentiero che con il tempo è stato eroso e che è in parte costituito dal greto stesso del Sesia.
Vi è un’ulteriore strada alternativa, più recente, che parte dallo spiazzo di fronte alla fontana di “Isolello” (il sentiero è ben visibile perchè molto praticato) e dopo varie salite e discese (si inerpica sulla costa rocciosa della montagna) raggiunge la piana di Baraggia e quindi le case dell’abitato.
Appena si raggiunge questa piana è già possibile notare un particolare molto interessante, sulla destra del sentiero (verso il bosco e la montagna), ovvero il resto intatto del canale di alimentazione della turbina. Lo possiamo vedere in questa foto sottostante, realizzata ad Agosto 2020.
Ormai il fondo del canale è pieno di detriti di fogliame o vegetazione spontanea che con gli anni si è impossessata della struttura. Ad occhio e croce, presumendo un letto di 30-40 cm di materiale sedimentale, si suppone che l’altezza complessiva della struttura fosse orientativamente di circa 2 metri, quindi una sezione di 2 x 2. Il canale ha i muri in pietra spessi più o meno 60 cm, con rivestimento interno in calce e cemento.
Il salto netto era di circa 10 metri, con una portata di 5.000 litri al secondo. Produceva 666 CV, e una potenza media nominale di 486 Kw.
Percorrendo questo canale verso Sud, cioè verso l’abitato di Baraggia, ad un certo punto si noterà una scala con un ponte che lo sovrasta, ed una chiusa piantata sopra. In realtà i ponti sono più di uno. Degno di segnalazione quello a 3 arcate che sovrasta un torrente.
E’ ben visibile nella foto sottostante, in cui si scorge in lontananza anche un’apertura nella roccia molto scura, che è in realtà una galleria scavata dentro la montagna di quasi 100 m (attualmente piena di detriti).
Periodicamente alcune associazioni locali di speleologi organizzano visite ai resti della centrale e alla galleria in questione, in quanto considerata opera di ingegneria unica in valle per il funzionamento di una centrale. Fino ai primi anni ’90 del secolo scorso era tranquillamente percorribile (con le dovute attenzioni) dai curiosi visitatori che si imbattevano improvvisamente in questa struttura.
Vi è inoltre un aneddoto curioso legato alla “scala” e al “ponte” che sovrasta poco prima della galleria il canale. Sempre intorno al 1989/1990 un gruppo di scout soggiornò per alcuni giorni a Baraggia e si divertì a decorare questo luogo con cartelli, corde e candele e la scritta “vascello fantasma”.
Oltrepassiamo l’abitato di Baraggia, e sempre proseguendo verso Sud poco dopo un prato entriamo in un bosco molto fitto per circa 5 minuti di cammino.
La vicinanza della centrale è testimoniata costantemente dai resti intatti del canale che vediamo sulla nostra destra, e che necessariamente dovrà condurre alla turbina.
Ecco che ad un certo punto appare nella sua maestosità la struttura della Centrale Elettrica del 1899, ormai avvolta da alberi e vegetazione di ogni tipo.
L’edificio è a due piani, costituito da un’area principale dove trovavano posto le turbine (e i sotterranei di convogliamento dell’acqua nei tubi), il locale macchine e il deposito e un primo piano dove c’era presumibilmente l’abitazione del custode. Il soffitto, in legno, è ormai sfondato dalle intemperie. Vi era inoltre un sotterraneo con i vani per il canale di scarico.
A proposito del custode, secondo alcune informazioni rinvenute sul Web, pare che svolse le sue funzioni (di sorveglianza ma anche di manutenzione e manovra) fino agli anni ’60 del secolo scorso.
Era anche dipendente della fabbrica, e poteva comunicare con essa ed altre centrali del territorio attraverso un telefono fissato al muro di tecnologia “a manovella con onde convogliate” (ovvero utilizzando il sistema noto ora come “powerline” che sfrutta i cavi elettrici per condurre segnali).
Fino ai primi anni ’90 era possibile accedere all’abitazione del custode, con le dovute precauzioni. Adesso è una iniziativa vivamente sconsigliata, poichè si potrebbe precipitare nell’ampio salone sottostante. Parte del pavimento è già crollata come si può vedere dalle foto.
All’interno dei grossi tubi vi sono delle sezioni dove è possibile ancora notare alcuni grossi isolatori (la maggioranza sono stati asportati da visitatori nel corso degli anni).
Le linee elettriche della centrale erano di circa 15.000 Volt.
Come si nota vi è una scritta nera su fondo bianco, ormai corrosa dal tempo. Si riesce a decifrare solamente in modo chiaro il termine “Società”.
Ci furono successive richieste di ampliamento e aumento di portata della centrale, tutti progetti mai realizzati.
Quella che vedete in questa foto di sopra è l’area principale della centrale. I detriti accumulati sono il soffitto dell’abitazione del custode che è crollato.
Era dotata di n°2 turbine e serviva ad alimentare la ditta proprietaria, situata dall’altra parte del fiume.
Esiste ancora il canale di deflusso dell’acqua, verso il fiume Sesia, anche se quasi completamente coperto dalla vegetazione.
A metà percorso si trova un caratteristico ponte con tre livelli dove si sovrappongono un torrente, il canale di deflusso e la strada pedonale.
La centrale idroelettrica veniva soprannominata “La paralitica” dagli abitanti del luogo, siccome aveva un funzionamento spesso a singhiozzo.
La foto di sopra mostra le scale di accesso alla rampa superiore dove c’era la porta di ingresso dell’abitazione del custode.
Attualmente l’intero edificio è stato devastato dalle intemperie e dai vandali, per cui non è raccomandato salire su queste scale anche solo per curiosare.
Fino alla piena dell’ottobre 2020 erano ben visibili sul letto del fiume Sesia, in corrispondenza della centrale (più o meno quindi intorno al “curvone” prima di Valmaggia, provenendo da Varallo Sesia) i resti del ponte denominato “della ballerina”. Era un ponte pensile molto simile a quello di Morca ma molto più piccolo e adibito al solo passaggio pedonale.
Due cancelli permettevano l’accesso ai proprietari delle terre o agli addetti della centrale.
Tale ponte era funzionale al collegamento con la centrale elettrica e venne smontato durante l’ampliamento della statale per Alagna negli anni settanta del secolo scorso.
Questo articolo del blog è stato scritto ad Agosto 2020, data cui si riferiscono anche le foto realizzate.
Alcune informazioni sono state comunicate dagli abitanti del luogo e liberamente tratti da gruppi Facebook di storia locale.
Per eventuali ulteriori segnalazioni e/o integrazioni, inviate una mail a: federico@federicostella.it